Oggi Ecoeroigreen vi propone una riflessione sull’educazione ambientale: prendetevi questi 5 minuti e riflettendo ditemi se questo vi sembra un buon punto di partenza… per salvare il Mondo.

Capire se le nostre azioni sono giuste o sbagliate, ritrovare l’educazione dei valori, fatta di impegno, determinazione e anche di rinunce, perché prendersi le proprie responsabilità  vuol dire anche fare un passo indietro!

LA DIFESA DELL’AMBIENTE DIPENDE ANCHE DA UNO STILE DI VITA A MISURA D’UOMO.

L’uomo si è lasciato prendere la mano, è diventato schiavo del consumismo, ha perso il gusto di pensare, di valutare, di riflettere e di razionalizzare. Vive andando al massimo, senza porsi il problema se quello che fa è giusto o normale. Vive spinto da un impulso irrefrenabile, come se dovesse conquistare il mondo, come se tutto dovesse sparire all’improvviso, come se la quantità e la diversità fossero gli unici principi o valori di un’esistenza il più delle volte dominata dall’istinto, dal desiderio di non lasciarsi mancare nulla. I giovani crescono senza conoscere a fondo il perché di un’azione, depredando il benessere dei suoi contenuti etici, fisici, biologici e filosofici. L’importante è consumare, rubare il tempo all’esistenza, sprofondare nel piacere temporaneo, lasciarsi cullare dall’illusione che non esistano limiti e che le regole servano solo a limitare la libertà, trasformata in una folle corsa verso l’impossibile. La nuova regola è l’ultima invenzione per continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, un modo per tranquillizzare la nostra coscienza. Coscienza. Parola che indica consapevolezza, spazio riservato alla catena di montaggio del nostro cervello, centro di elaborazione dati d’alto grado, voce che disturba e snatura la nostra vocazione all’intolleranza, limite esasperante delle nostre paranoie. C’era una volta la coscienza, razionale mediatrice d’impulsi, celebrata custode di patrimoni storici, familiari, artistici, affettivi. A lei toccava la prima parola e l’ultima. Confidente di pene e di slanci, eternatrice di valori vissuti con l’ampiezza di uno sguardo, stimolatrice di confronti e di dialoghi. Oggi si agisce sulla base di una vocazione istintuale, per fuggire da tutto ciò che ci induce a meditare e a riflettere. Ecco il vero problema: il rifiuto di capire se un’azione è giusta o sbagliata, se il fine delle nostre azioni corrisponde alle necessità del mondo che ci sta attorno. Il nostro ambiente interiore è il primo a dover essere bonificato. E’ lì dove l’inquinamento cova le sue follie, dove il diritto ha preso il posto del dovere, dove la morale è stata privata della sua connotazione civile e universale, dove il colore perde la sua luce e tutto diventa opaco, incapace di restituire frammenti di fiducia e di speranza. Vivere l’ambiente significa vivere noi stessi, il nostro essere, la nostra dimensione di vita, la nostra coscienza, l’armonia che ci lega alla natura e all’umanità. Non è facile ricostruire un ambiente distrutto dall’incoerenza, dall’inciviltà, dall’odio e dall’indifferenza. E’ forse possibile tentare l’unica via, l’educazione, l’arte di ritrovare dentro noi stessi la forza delle idee, la generosità di realizzarle, la voglia di unirci in una volontà che sconfigga gli egoismi di parte e che proponga un mondo vivibile, dove tutti si sentano uniti contro il nemico comune. E allora non sarà più il mondo delle lobby, delle ecomafie, di chi sfrutta il proprio fratello, il mondo delle incompatibilità e dei rifiuti umani, ma quello del dialogo e della dignità, dell’accettazione e della rinuncia, dell’impegno e della determinazione. Forse allora l’imprenditorialità sarà lo specchio del nostro essere, la nostra immagine, il nostro modo di agire, di creare relazioni e comunicazione. Non si cambia il mondo se non si cambia l’uomo, non si cambia l’uomo se non si creano modelli credibili di società. Dunque tutti devono fare un passo indietro, ognuno di noi deve imparare ad assumersi le proprie responsabilità, sviluppando forme di vita compatibili con il ruolo che ci è stato affidato. Non è più un problema di business, ma di stile educativo.

 Estratto dal Saggio “Difendiamo l’Ambiente” di Felice Magnani

Sante